“Ho letto in questi giorni le dichiarazioni dell’onorevole Salvini e del presidente Berlusconi, circa la convergente idea di utilizzare la giornata elettorale come banco di prova delle primarie del centrodestra. Il partito che prende più voti indica il premier. È senz’altro un sistema molto serio, ma è il più valido per vincere le elezioni? Io penso di no per due buone ragioni”.
Lo afferma Gianpiero Samorì, leader dei Moderati in Rivoluzione (Mir).
“La prima ragione – continua Samorì - è che l’elettorato si mobilita più facilmente sapendo chi è il candidato premier di una coalizione che non quando non lo sa, perché il dubbio che alla fine, magari per un voto, prevalga il partito che meno si ama dentro la coalizione può portare parti di elettorato meno fidelizzate e più border line a scegliere, già a priori, un altro candidato premier, di un’altra coalizione, del quale già sa, come si suol dire, nome, cognome, vita, morte e miracoli. La seconda ragione è che primarie vere, che occupino uno spazio temporale importante, che consentano un profondo confronto sulle idee, mobilitano tantissime persone e pongono al centro della scena e del dibattito l’area di centrodestra, con significativi ritorni sul piano elettorale. Questa sarebbe la soluzione migliore ma, al solito, in Italia quel che è meglio difficilmente si verifica”.