Intervento* del senatore Luigi Compagna sulla questione siriana

Intervento* del senatore Luigi Compagna sulla questione siriana

Intervento* del senatore Luigi Compagna sulla questione siriana

Signor Presidente, onorevole Ministro, colleghi, stamattina questa informativa sulla questione siriana, oltre che tempestiva - come è stato rilevato dal Ministro - in relazione all'intensa giornata politica e diplomatica di ieri, direi che consente al dibattito di politica internazionale del nostro Paese di fare un passo in avanti, di sganciarsi dalle generiche banalità che hanno accompagnato il dibattito sulla elezione di Trump e sulla sconfitta della signora Clinton.
Del resto, l'aggettivo che è stato usato nella informativa da parte del Ministro a me sembra intelligente e ad un tempo prudente. La reazione americana è stata giudicata comprensibile, ovviamente non giustificabile perché non si giustifica mai lo sganciare delle bombe, ma ha una sua comprensibilità e in questo il dibattito fa un passo in avanti. Basta con questo Trump l'imprevedibile: non se ne può più, da cinque mesi. Poteva essere abbastanza prevedibile nel rapporto della politica americana, non tanto con quella russa o con quella europea, ma con se stessa che l'America tornasse a rivendicare un ruolo non necessariamente di antagonista, ma di protagonista meno sbiadito rispetto al Medio Oriente. Invece la politica di Obama, se posso permettermi di correggere amabilmente il collega Centinaio, comincia con un premio Nobel per la pace che voleva però segnare la pace interna con la Clinton, la quale era stata candidata alle primarie, perché era un augurio di buon mandato; quella di Obama è stata una politica di ritorno dell'America su se stessa e con una priorità: la questione iraniana first, il nuovo inizio di un rapporto con l'America. In nome di questa priorità iraniana abbiamo visto il Presidente Obama consentire all'Iran il diritto al nucleare e all'antisemitismo, uno in contemporanea con l'altro. Ogni settembre, infatti, alle Nazioni Unite il rappresentante iraniano fa sfoggio di un antisemitismo sempre più triviale e sempre più aggressivo.
Da questo punto di vista, signor Ministro, ieri è stato opportuno ampliare la composizione del G7; può essere opportuno tornare a farlo, possono essere perfino opportuni quei rapporti che lei ha in animo di intraprendere e che forse ha già intrapreso con l'Iran, ma non si può continuare a ignorare il ruolo di Israele su quello che avviene in Siria. Da questo punto di vista, se c'è un ruolo tradizionale italiano ed europeo è quello di essere al fianco di quella partnership tra Stati Uniti e Israele simile a quella che ha caratterizzato nel secolo scorso il rapporto tra il Regno Unito e l'India.
Di certo, non si può intendere questa comprensibile e affidabile reazione americana come un pregiudiziale antagonismo nei confronti della Russia, dopo che per cinque mesi insistentemente si era parlato di Trump come di un rappresentante neanche indiretto del putinismo. Forse con l'entusiasmo del collega Centinaio quegli uomini politici che si sono riuniti a Coblenza tre mesi fa sventolavano bandiere di trumpismo e di putinismo congiunte.
Noi non vogliamo reinterpretare come antiputinismo il trumpismo, ma proprio per questo il ruolo della Russia in Siria relativamente alla questione siriana va riconosciuto. La Russia deve essere un interlocutore perché l'Iran abbandoni quel diritto congiunto all'antisemitismo e al nucleare che troppa irresponsabilità e tolleranza ha trovato nel predecessore di Trump.

*Intervento svolto dal senatore Luigi Compagna nell'Aula del Senato nella seduta n. 807 del 12/04/2017

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