Tv, Marrocco(Fi): Di Maio parla di cose che non conosce

Tv, Marrocco(Fi): Di Maio parla di cose che non conosce

Tv, Marrocco(Fi): Di Maio parla di cose che non conosce

Roma, 1 lug. - “Di Maio, come spesso succede, parla di cose che non conosce. Non avendo alcuna competenza specifica né sui media, né in altri settori, il dubbio è se il suo post sul blog cinque stelle lo abbia scritto Casaleggio o piuttosto Casalino”. Lo afferma Patrizia Marrocco, deputata di Forza Italia, componente della Commissione Cultura della Camera. “Oggi – continua Marrocco - Di Maio si inventa conoscitore del mondo della televisione tanto da prevederne la morte fra pochi anni, citando come fonte un report di una delle più potenti banche d’affari del mondo (ma i grillini non erano contro i poteri forti?). Di Maio, che sogna una Netflix stile Rousseau dove poter indottrinare gli adepti della sua setta, si permette di giudicare la professionalità di chi lavora con abnegazione e competenza in Rai dall’alto della sua esperienza di venditore di bibite allo stadio. Si permette di fare il professorino per impartire lezioni alle tv su come rinnovarsi nei progetti e finanche nelle persone, proprio lui che con pochi click su internet la scorsa legislatura è diventato vicepresidente della Camera e in questa legislatura un superministro pur essendo senz’arte né parte, proprio lui che è l’opposto della meritocrazia. Il linguaggio di Di Maio è preoccupante, da ministro del lavoro offende tutti i lavoratori che in tutti questi anni hanno dato al servizio pubblico, e non solo, un ottimo lavoro, sudore, passione ed un prodotto di alta qualità come le serie Tv che raccontano uno spaccato della nostra Nazione, o le storie come la cattura dei capi-mafia e l’ottimo servizio svolto dalle nostre forze dell’ordine o ancora storie su ragazzi che lottano contro la malattia del secolo o ancora format dove ammirare la nostra meravigliosa Italia (la lista sarebbe lunghissima). Di Maio cosa ha fatto invece? Adesso riveste un ruolo istituzionale e non può permettersi di offendere chi dovrebbe tutelare: i lavoratori”.

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